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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
24/11/2017
The Lyman Woodard Organization
Saturday Night Special
Siamo nella Detroit del 1975, quindi una città già massacrata dalla crisi petrolifera del 1973 e l'album in questione è alla stregua di un documentario in forma sonora di quello che girava nei ghetti della downtown americana

Il cosiddetto "lo-fi" mi ha sempre dato l'impressione di essere una cosa "finta", fatto più per scelta consapevole che non per una effettiva scarsità di mezzi, quasi come fosse una moda. Nel disco di oggi, che con il rock non ha niente a che vedere ma con il lo-fi più genuino sì, la scarsità dei mezzi di registrazione è palese e si sente, ma rende il disco della Lyman Woodard Organization, "Saturday Night Special" quanto di più sincero sia stato prodotto in ambito funk e non solo.

Siamo nella Detroit del 1975, quindi una città già massacrata dalla crisi petrolifera del 1973 e l'album in questione è alla stregua di un documentario in forma sonora di quello che girava nei ghetti della downtown americana (che poi Detroit è una enorme, unica downtown, abitata principalmente da afroamericani, nove su dieci del totale degli abitanti, e dove un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà). Detroit come "Murder City" o come "la città del diavolo" e qui Lyman Woodard, organista jazz che è stato uno dei turnisti più richiesti nei dischi Motown, nonché direttore artistico per Martha and The Vandellas, ha buon gioco, insieme a quattro musicisti ed un mellotron, a sbatterti in faccia tutto il bello e tutto il brutto del forse unico "ground zero" della società americana.

La title track, divisa in due parti, è la colonna sonora della città dei motori, dal lavoro che inizia all'alba alla catena di montaggio, al giocare dei bambini nelle strade, alle rapine, ai pusher, alle puttane con relativi papponi, agli sbirri. Il funk cinematico con più groove che abbiate mai potuto ascoltare, questo sì lo-fi, registrato da cani, ma proprio per questo sincero fino al midollo.

Il secondo brano, "Joy Ride", nella sua apparente rilassatezza è il suono della città dopo una giornata di lavoro, la colonna sonora di chi va a casa dopo essersi spezzato la schiena in fabbrica, note dolenti e disincantate, bellissima.

Come detto Lyman Woodard è stato un signor organista e il resto del disco ce lo conferma: meno funk urbano ma sempre comunque musica dal ghetto e questa volta sono i ritmi latin a fare da sottofondo ritmico alle acrobazie jazz soul del combo, con su tutte "Cheeba", brano diviso in due parti con una coda di improvvisazione pura. Non è il latin da balera quello che ascolterete qui, ma come detto, quello stradaiolo degli immigrati.

Il disco uscì per l'etichetta "Strata", mai ristampato per anni, ci ha pensato nel 2009 la Wax Poetics Records a nettare e a rieditare il disco, opera meritoria dove per la prima volta possiamo ascoltare le canzoni ripulite dallo "sporco" originario; ma se permettete, vi invito caldamente ad ascoltarlo nella versione originale, quella sudicia ma anche quella più sincera.