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REVIEWSLE RECENSIONI
03/06/2022
Tutti Fenomeni
Privilegio Raro
Il cantante romano Tutti Fenomeni ha pubblicato il suo secondo disco: Privilegio Raro. 13 brani per una durata complessiva di 36 minuti, interamente prodotto da Niccolò Contessa e anticipato al pubblico solo dalla title track. Un viaggio misterioso e avvolgente che può annoverarsi tra le migliori uscite italiane dell’anno.

Il progetto si presenta con in copertina un uomo con il volto coperto da un velo su sfondo blu, una foto in grado di cogliere l’atmosfera misteriosa ma avvolgente in cui riesce a trasportarti l’ascolto. L’apertura, lasciata a “La Calunnia”, porta sin dalle prime note in questo clima, in cui viene subito ricordata anche l'incredibile capacità testuale di Tutti Fenomeni, che con un perfetto mix di nonsense e citazionismo riesce ad incastrare ogni parola perfettamente per creare dei brani stupendi.

La title track, la seconda in scaletta, procede a ritmo di marcia e risulta facile vederla come il secondo capitolo di “Trauermarsch”, ultima traccia del precedente Merce Funebre (2020). La prima perla arriva però con “Antidoto alla morte”, dove il ritornello conclusivo è lasciato a Bianconi e in cui Tutti Fenomeni introduce il primo riferimento alla religione cristiana dei numerosi presenti nel disco. Un elemento, questo, comparso dapprima in Merce Funebre nel video di “Mogol” e proseguito poi con il singolo “Parlami di Dio”, dove da un lato questo tipo di allusioni ricreano quell’incertezza e quella misteriosità che Tutti Fenomeni ha lasciato intorno al suo personaggio, dall’altro come ampia fonte di riferimento per il suo tipo di scrittura così permeata da citazioni storico letterarie. Infatti, solo in questo brano, troviamo anche riferimenti all’Odissea, a Voltaire, a Che Guevara e a Galileo.

Continuando il disco il livello non si abbassa minimamente infatti “Mister Arduino” e “Il grande Modugno” ne sono la prova; in questo le produzioni di Contessa aiutano molto poiché troviamo una non scontata cura e attenzione ad ogni singolo suono. Si ritorna su ambienti meno pop con “Vitaccia”, un brano molto ripetitivo e volutamente pesante nel tentativo di raccontare proprio quella vitaccia nominata nel titolo.
Ovviamente non può mancare una dedica alla città natale di Tutti Fenomeni, e infatti abbiamo “A Roma va così”, in cui Tutti Fenomeni racconta poeticamente la capitale su ritmi da ballata popolare; una versione 2.0 de “La società dei Magnaccioni”, una canzone popolare romana. Si viaggia su terreni inediti con “Cantanti” e “Non porto più la pena”: la prima traccia si avvicina all’elettronica mentre la seconda ci trasporta a Bollywood, dove viene ripreso e pubblicato in maniera ufficiale un testo presente nel mixtape Radio Guarascio vol.2 pubblicato poco meno di un anno fa.

Ci avviciniamo alla conclusione e l’atmosfera si fa nuovamente cupa: il vestito migliore che sta a Tutti Fenomeni è proprio questo e infatti “Infinite volte”, “Heautinorumeros” e “Addio” sono stupende e danno ancor più l’idea di quanto ascoltare qualcosa del genere in Italia sia estremamente raro; qui l’elemento religioso si fa davvero centrale ed è accompagnato a tematiche come il rapporto tra verità e morte e il ruolo del poeta.

L’ultimo brano si chiama “Porco” e si gioca sul rapporto tra anima (associata al porco così da intenderne la sporcizia) e la dimensione fisica dell’uomo. In coda al brano, il padre di Tutti Fenomeni legge dei versi dell’autore russo Mikhail Lermontov, citato dal cantante stesso come una delle maggiori influenze per la stesura del disco.

Con Privilegio Raro siamo davanti al capolavoro che ci ha regalato quest’anno la musica italiana. Giorgio Quarzo Guarascio e Niccolò Contessa insieme funzionano perfettamente, come avevano già dimostrato in Merce Funebre il secondo stende tappeti sonori complessi ma orecchiabili e il primo ci adagia la sua particolare voce e i suoi testi allucinati, misteriosi e sempre coinvolgenti. Il risultato è quello di un film riportato in musica, ed forse è per questo che la figura di Sorrentino e di Tutti Fenomeni mi son sempre sembrate molto simili: profondamente umane e colte, ma che evitano una comunicazione diretta del loro messaggio, preferendo abbellirla o nasconderla con citazioni e con passaggi poco chiari, in grado di creare quell’alone di quasi intoccabilità di fronte ai loro prodotti. Spesso rischiano entrambi di risultare meramente intellettuali, quando invece si sforzano semplicemente di citare ciò che più amano e che gli è di ispirazione. In entrambi i casi di esce dall’ascolto (o dalla visione) certamente dubbiosi, ma anche estremamente soddisfatti.