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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
17/04/2018
Amaury Cambuzat
Plays Ulan Bator
I classici del gruppo francese spogliati delle distrosioni e delle derive kraut e post rock, trovano una nuova vita. Ma non solo di canzoni si tratta...

Amaury Cambuzat e Ulan Bator, la storica band francese divenuta negli anni sempre più sinonimo della personalità e dell'attività del cantante e chitarrista, unico membro fondatore rimasto nella formazione.

Gli Ulan Bator hanno vissuto negli anni diverse incarnazioni ma nonostante questo la loro cifra stilistica è sempre rimasta molto coerente, dagli inizi in Francia alle prime esperienze in Italia, con il loro capolavoro “Ego:Echo” prodotto da Michael Gira degli Swans e l'ingresso di musicisti italiani nella formazione, come l'ottimo drummer Matteo Dainese che li ha seguiti per anni.

Rimasto unico titolare del nome Ulan Bator, Amaury Cambuzat ha scelto però di usare il proprio nome per questo album acustico accompagnato da un libro con le illustrazioni dell'artista francese e pubblicato in edizione limitata a 300 copie, venduto solamente ai concerti.

Le canzoni, spogliate dalle derive rumoriste, psichedeliche e kraut rock, mantengono intatto il fascino originale e bisogna rendere merito all'autore per l'interpretazione. Avrebbe potuto trasformarle in semplici ballad acustiche ma in qualche modo ha cercato di mantenere sempre qualcosa dell'idea originaria, l'approccio “sonico” che quando viene tradotto in acustico diventa minimalismo, il rumore si trasforma in suono, ambiente, e non scompare dalla scena.

Gli episodi più riusciti sono proprio quelli in cui la componente rumorista in qualche modo rimane viva, come “La Jeuouse De Tambour”, da “Ego:Echo” o “Embarquement”, la traccia più  prodotta di questo disco con maggiori sovraincisioni, un suggestivo drone vocale nell'inizio e l'utilizzo di diversi suoni e riverberi sulla chitarra acustica.

Non manca “Soeur Violence”, brano sempre richiesto nei concerti degli Ulan Bator e forse la canzone più vicina all'idea di singolo della loro carriera, sebbene nella versione originale non ci fosse questa intenzione.

Consigliato non solo ai fan oltranzisti degli Ulan Bator ma anche a chi solo per una breve stagione è stato colpito ed emozionato dalla band parigina oppure, a chi ha l’occasione di capitare in una serata in cui suona Amaury.

Sono cose preziose che non andrebbero perse solo per pigrizia o poca voglia di osare su qualcosa di non conosciuto.