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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
02/02/2018
Ben Sidran
On The Cool Side
"On The Cool Side" album del 1985, rappresentò una novità nel repertorio dell'artista americano, attivo già da una ventina di anni sulla scena e autore di lavori in linea con la tradizione jazz

Verso la metà degli anni Ottanta, un mio amico fu preso da crisi mistica compulsiva per la musica new age; in pratica ascoltava solo musicisti come William Ackerman e Andreas Wollenveider e acquistava i dischi del genere a scatola chiusa, in particolare quelli dell'etichetta Windam Hill. Mi immagino la faccia che fece quando mise sul piatto "On The Cool Side" di Ben Sidran; infatti di lì a poco me lo vedo arrivare in casa con l'album sottobraccio dicendomi: "Guarda, questo disco non lo digerisco proprio, penso che sia roba che va bene a te, quindi, se vuoi, te lo regalo volentieri. Ma cosa cavolo gli è preso a quelli della Windham Hill?". E se ne andò.

Fu così che venni a conoscenza per la prima volta dell'esistenza di Ben Sidran, di cui sinceramente non avevo mai sentito parlare prima di allora.

Ma se il mio amico rimase interdetto, non oso immaginare la faccia che fecero i jazzofili quando ascoltarono l'album, persone che ancora oggi fanno fatica a digerire la svolta elettrica di Miles Davis.

"On The Cool Side" album del 1985, rappresentò una novità nel repertorio dell'artista americano, attivo già da una ventina di anni sulla scena e autore di lavori in linea con la tradizione jazz; quindi utilizzo in larga parte di strumentazione acustica  e canzoni che univano il bebop con l'r'n'b. Qui invece furono impiegati esclusivamente strumenti elettrici e digitali, tra cui il Yamaha DX7, la drum-machine Lynn, il Fender Rhodes e altre diavolerie assortite per l'epoca. Insieme alla casa discografica, Sidran progettò un lavoro che fosse in linea con i tempi, il disco infatti sarà l'unico bestseller dell'artista e le canzoni si collocano in quella terra di mezzo che naviga tra il jazz, il pop, il soul ed il blues, senza prevaricazioni di genere ma molto ben assortite tra di loro.

Benché siano passati trentadue anni dalla sua uscita e ad un riascolto possa sembrare un reperto di un'epoca passata, la bontà del songwriting fa si che "On The Cool Side" sia ancora oggi un album godibilissimo.

Del resto "Mitsubishi Boy", la stessa title-track e "Brown Eyes" diverranno dei classici di Sidran, e insieme a "Heat Wave" di Irving Berlin e alla bella versione di "Lost In The Stars" di Kurt Weil rendono "On The Cool Side" uno tra i più belli degli anni 80.