Cerca

Banner 1
logo
Banner 2
REVIEWSLE RECENSIONI
04/04/2018
Gloria
Oidophon Echorama
Ve le immaginereste le Ronettes in acido, se solo avessero cambiato produttore e si fossero dedicate alla psichedelia?

Ve le immaginereste le Ronettes in acido, se solo avessero cambiato produttore e si fossero dedicate alla psichedelia? Improbabile anche pensarlo e del resto con i se e con i ma non si scrive la storia e non si cambiano le cose. Fortunatamente nel XXI secolo c’è chi si prende la briga di mettere in piedi una sorta di “what if” sonoro, risultando convincente e abiurando a qualsivoglia effetto karaoke.

È il caso dei francesi Gloria, tre uomini e tre donne, dove le pulzelle cantano all’unisono come per l’appunto tre Ronettes dedite agli insegnamenti del dott. Hofmann o meglio ancora come tre Supremes a dieta stretta di peyote.

Non vi inganni l’abbigliamento mod (beh, almeno hanno stile) e non aspettatevi del r’n’b da pub, in questo EP, “Oidophon Echorama” (loro seconda prova dopo il bel “In Excelsis Stereo”, del 2016) siamo immersi dentro ai primi vagiti psichedelici, senza rinunciare alla leggerezza; ma è quella di una giostra a cui manca il giostraio, come se i Gloria fossero immersi in un’eterna ricreazione della mente: ascoltate l’iniziale “Heavy” e “Mama Milker”, ad esempio, due piccoli gioiellini di psychopop.

“The White Lily”, per il sottoscritto il miglior pezzo del lavoro, è una canzone che mischia pop e garage e chitarre fuzz, misteriosa e ammiccante, come succhiare una caramella frizzante e appiccicosa trovata nello scrigno della nonna passata a miglior vita.

“Gloria’s Recipe” mischia il country di una Tammy Winette intontita dalle troppe pastiglie prese, con la chanson francese e una sensazione di aver voglia di andare a far riposare i pensieri.

“The Rain Is Out” e ancora le chitarre fuzz in primo piano e le tre filles come novelle Supremes a tessere trame Motown garage, ci troveranno sulla pista del Blackpool Mecca ballando come se non ci fosse un domani.

“Bad Cat” è il finale, ultima traccia del lavoro, misteriosa e infingarda come il gatto (come tutti i gatti) del titolo ed echi dei primi Pink Floyd (quelli veri).

I Gloria sono immersi in un eterno passato, ma il loro mondo è fatto di rispetto e suona moderno nonostante tutto. E che si fottano i paladini del nuovo ad ogni costo.