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REVIEWSLE RECENSIONI
20/03/2024
Mahmood
Nei Letti Degli Altri
Il ritorno discografico sulla lunga distanza di Alessandro Mahmood apre a nuove strade artistiche per il cantautore milanese, che riesce ad essere intimo, sperimentale e insieme raffinato e squisitamente “classico”. “Nei Letti Degli Altri” riguarda tutti, anche noi.

«Ho iniziato a scriverlo tempo fa, ho pensato al letto perché è il nostro porto sicuro, il luogo in cui torniamo la sera, il luogo in cui guardiamo il soffitto o amiamo, o piangiamo. È dove le emozioni prendono forma. Ho viaggiato tanto, stando nei letti di tanti hotel, ho dovuto cambiare tre case nel giro di pochi mesi, sono tornato a casa di mia madre dopo che la mia prima casa presa in affitto è andata a fuoco. Ho esorcizzato tanti demoni sul letto e sento di essere maturato molto». (Alessandro Mahmoud)

 

«Potremmo parlare anziché immaginarci

nei letti degli altri per dimenticarci

Fa solo più male

Restiamo lontani per avvicinarci»

("Nei Letti Degli Altri")

 

A noi persone di una certa età potrebbe venire l’azzardo di continuare a pensare che “la musica di una volta era meglio di quella di oggi”, che quelle odierne sono tutte canzonette, banali nei testi festosi e nelle musiche “veloci e fatte solo per muoversi”. Certe affermazioni sono le stesse che si sentivano più di vent’anni fa a riguardo delle canzoni di vent’anni prima e così potremo tornare indietro nel tempo, fino all’invenzione della ruota. Per non parlare di una meravigliosa moda che ho sentito quest’anno durante il Festival di Sanremo (che seguo assiduamente tutti gli anni), di definire tutto come “omologato” e derubricare i vari brani a “canzoncine”.

Purtroppo, quello che spesso molti di noi vanno a dimenticare è il CONTESTO. Ogni epoca ha le sue regole, anche nella musica, per fortuna. Tentare di non scimmiottare pedissequamente il passato, provando a trovare nuove strade artistiche e sonore (non dimenticando, ma assimilando in modo creativo ciò che è già stato scritto e registrato), è da considerarsi un’operazione assolutamente lodevole. Dobbiamo quindi accettare che i giovani compositori odierni amino abbinare spesso una musica ballabile e ritmica a testi tutt’altro che allegri o superficiali, che puntano a denunciare gli orrori della nostra società, oppure il disagio e le contraddizioni di essere persone di venti/trent’anni oggi. Liquidare velocemente brani come “La Noia” di Angelina Mango, oppure le relative creazioni di Big Mama, Dargen D’Amico e Ghali, sarebbe un grave errore. Il mio consiglio è di ascoltarli senza preconcetti, senza prodursi in paragoni che risultano semplicemente inutili.

 

Si rischia anche di inserire artisti veri e puri, come Mahmood, in quel genere che potremmo definire “musica facile con auto-tune”, ma ci ritroveremmo molto lontano dalla realtà dei fatti: Alessandro sa cantare ed esprime la sua voce con una intensità e una maturità rarissime, utilizzando la tecnologia solo come mezzo per ottenere altre espressività, mai però invasive o “sostitutive”. Nasce come autore apprezzato, e dovrà sudare molto per trovare chi crederà in lui come performer, incappando in bocciature severe come in un X Factor del 2012, in cui eminenti musicisti e voci come Arisa, Elio e Morgan, hanno dimostrato che probabilmente non sono i cantanti gli ideali talent scout per altri loro colleghi. Forse bisognerebbe rivolversi ad addetti ai lavori, produttori e via dicendo (ma potrebbe risultare meno “televisivo”). A forza di provare e insistere, la magia si è manifestata lentamente ma inesorabile. Non sono le due vittorie di Sanremo (2019 e 2022), oppure il secondo posto all’Eurovision Song Contest a fare realmente testo, bensì l’approvazione di un pubblico giovane ma eterogeneo, italiano ma anche europeo, che si rivede nelle liriche e nei mondi descritti da Mahmood.

Difficile e per fortuna impossibile è definire lo stile e il “genere” in cui inserire Alessandro, perché è fluido e libero come lui stesso, cercando di abbattere le paure che tutti abbiamo di esprimere quello che siamo e non quello che gli altri vorrebbero noi fossimo. Non si può definire questo flusso sonoro, tra rhythm and blues, pop, soul, funk, hip hop, trap e cantautorato italiano del più autorevole; c’è il Battisti più liquido e quotidiano nelle note della title track, ed è indimenticabile la performance intensa e consapevole di Sanremo, con una cover/incontro con Lucio Dalla e la sua ardita e visionaria “Com’è Profondo Il Mare”. Dimostra che ci può essere armonia tra antico lirismo romantico e l’immaginario attuale di fumetti, giochi e manga, come in “Tutti Contro Tutti”:

«Di cosa mi dovrei vergognare?

Se alla fine con te sto bene

Aspettavi dell'altro?

Io non lo so

Sto in piedi con lo zaino dei Pokémon

A cosa servirà giudicare?

Forse ora mi conosci bene

Se il mondo ci vorrà distrutti

Lotteremo soli contro tutti, tutti, tutti.»

 

Si vola alto nel video di “Cocktail D’Amore”, in cui il videogioco si fonde con le contraddizioni della vita reale, e i messaggi sono tanti come gli strati delle emozioni provocate da musica e parole, che si fondono mirabilmente. Questo è Nei Letti Degli Altri, rispetto al precedente Ghettolimpo: un viaggio più intimo e sentimentale, che brucia e arde di intensità e sentimenti veri. Mahmood si mette a nudo, ma senza perdere di vista l’armonia e la qualità di brani che diventano gioielli sempre più brillanti ad ogni ascolto successivo, come i veri capolavori, sempre più rari. Un suono in cui immergersi e riconoscersi, uno specchio in cui scambiarsi vibrazioni e condividere la magia della musica. Basterebbe mettersi in ascolto e non giudicare.

 

***

Postfazione: dopo la versione digitale uscita il 16 febbraio e contenente dieci brani, il 31 marzo uscirà l’edizione in cd e vinile, che includerà tre canzoni inedite in più. Mentre i biglietti per la data al Forum di Milano del prossimo 21 ottobre sono andati esauriti in meno di ventiquattro ore, nelle strade e vie di tre città sono comparsi alcuni materassi su cui erano dipinti estratti dai testi di Nei Letti Degli Altri, firmati Mahmood , operazione pubblicitaria sicuramente originale:

Milano: “Scusa se non ricordo mai il tuo compleanno.”

Roma: “Sembravamo impazziti…siamo mai stati felici?”

Napoli: “Mi chiedevo un giorno se avrei guadagnato per invitare degli amici a cena.”