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REVIEWSLE RECENSIONI
27/01/2023
Crancy Crock
Mayday
Coerenti, precisi, energici, positivi e convincenti. I Crancy Crock, con il loro “Mayday”, realizzano un punk rock solido e ottimamente prodotto, ben scritto e ben eseguito, composto e performato con passione ed energia, mostrando una capacità tecnica e una cura non scontata per l’italica offerta di punk rock. Lasciatevi sorprendere e siate pronti a premere il pulsante “re-play”.

Se come la sottoscritta sei cresciuto a pane e punk e, per quanto concerne la sua versione nostrana, tra le altre cose sei cresciuto a massicce dosi di Punkreas, con particolare riferimento ai loro album degli anni Novanta e Duemila, i Crancy Crock di Mayday ti suoneranno senza dubbio familiari. Se poi i Crancy Crock non li conosci ancora (ma ti senti un po' orfano di quel periodo d’oro dei Punkreas), ti ritroverai a chiederti come mai non hai iniziato ad ascoltare i Crancy Crock prima di ora o perché non sei ancora stato ad un loro concerto.

Al netto del fatto che sono due band che abitano la scena lombarda da decenni (i Punkreas dal 1989, più di trent’anni, i bergamaschi Crancy Crock dal 1997, circa venticinque), la matrice che offrono all’ascolto è molto simile: un punk rock con un bel timbro di voce e bei testi, molto ben suonato e con un tipo di sonorità assimilabili a quelle del periodo d’oro dei più noti punk rockers di Parabiago. Un tipo di sonorità, però, che i Punkreas hanno abbandonato da un bel po', diventando ormai tutto sommato degli ottimi rocker sporcati di punk. Sulla piazza, quindi, a realizzare quel bel tipo di formula è rimasto un vuoto che i Crancy Crock non solo sanno colmare particolarmente bene, ma a cui aggiungono una serie di ulteriori vantaggi degni di nota.  

 

Punto primo. I ragazzi, al netto di qualche cambio di formazione, non suonano insieme da venticinque anni a caso e sono davvero molto bravi a farlo. Se per molte band fare punk è solo sudare accordi, tom e piatti in velocità per divertimento, per i Crancy Crock è anche un’occasione per mostrare una capacità tecnica e una cura non scontata per l’italica offerta di punk rock: il batterista è preciso e deciso, si fa notare ma senza mai essere soverchiante, e il chitarrista è uno dei migliori acquisti che la band poteva fare: potente, pulito e capace di saper strutturare con intelligenza le sue parti, gestendo una dinamica dei riff e dei passaggi tra una strofa e l’altra non banale e capace di riservare delle belle sorprese.

Sulla pulizia dei suoni e la precisione della produzione, capace di valorizzare anche il lato più “rock” del loro punk rock senza mai toglierne l’immediatezza e il carattere punk, bisogna però fare una menzione d’onore anche Gasterecords, che per l’occasione è stata supportata da Scatti Vorticosi, Samoan Records e All You Need Is Punk, e all’ottimo lavoro di Giovanni Bottoglia (indimenticato ex Omino Verde) presso l’Indiebox Music Hall di Brescia. 

 

Punto secondo. I testi. Al bando quelli demenziali, idioti o romantici, qui si torna al buon vecchio spirito degli inni punk rock motivazionali, dove la positività è al potere alla faccia di qualsiasi difficoltà. Perché se c’è una cosa che il migliore punk ha sempre insegnato a tutti i misfits del mondo è come rialzarsi da terra, dagli impantanamenti nel fango, dalle botte e dalle batoste, ritrovando la capacità di lottare qui e ora e di ricordarsi quanto si vale e quanto forti si è capaci di essere, indipendentemente da tutti gli altri e da tutto il resto. Mayday, inoltre, identifica per l’appunto già nel titolo una richiesta d’aiuto in una situazione di emergenza (e ai giorni d’oggi ne avremmo diverse), a cui i Crancy Crock rispondono con le loro parole d’empowerment. Al netto del senso e dell’energia veicolata, inoltre, i testi sono sostanzialmente ben scritti e rimangono facilmente in testa, permettendo in pochi ascolti di ritrovarsi a cantare con i pugni alzati al cielo.  

 

Punto terzo. La capacità di essere potenti, decisi ma accattivanti. Al primo ascolto Mayday colpisce per l’alta qualità della proposta e la capacità di far sentire a casa chi ascolta (ah l’adolescenza musicale!), ma entro breve ci si rende conto che non è solamente un “bel disco, ma poi passo ad altro”, quanto piuttosto uno di quegli album che ti capitano tra le mani quasi per caso e che poi ti ritrovi a riascoltare più e più volte al giorno, premendo play molto più spesso di quanto avresti mai creduto. Cosa che per un album di sette canzoni e poco meno di 18 minuti porta ad un bel numero di rotazioni. E i ragazzi ne meriterebbero decisamente molte di più. 

 

Punto quarto. L’artwork, firmato nientemeno che da Skim, uno dei più stimati e prolifici artisti toscani, noto per uno stile che fonde graffiti, pop art, fumetti e pittura attraverso acrilici, vernici spray e pennarelli. La copertina è ad oggi probabilmente la più bella della discografia del gruppo e quindi, se i ragazzi non vi convincono con la sola proposta musicale, il disco dovreste prenderlo anche solo per la grafica.  

 

I Crancy Crock non inventano nulla di nuovo, ma realizzano un punk rock solido, ben scritto e ben eseguito, composto e performato con passione ed energia. Mayday al momento si presenta come uno dei migliori album della band, pressoché al pari dell’ottimo Moderno Medioevo del 2014. 

Una proposta convincente, positiva ed energica, capace di prendere l’esperienza di venticinque anni di carriera, la partecipazione costante alla scena punk lombarda e la sincera amicizia con molte delle band che la compongono, ma anche la maturità di unire le varie anime e gusti presenti all’interno dello stesso gruppo, per unirla ad una passione e una voglia di divertirsi ancora immutata.

La capacità di evolversi nel tempo restando fedeli a sé stessi non è scontata, ma forse i ragazzi sono semplicemente rimasti coerenti fino in fondo alle parole dei loro stessi testi, che gli auguriamo possano presagire anche ad un rinnovato successo di pubblico e critica che avrebbero tutto il diritto di godersi: “Salta e spicca il volo. Visualizzati al traguardo, non mollare, tu lo renderai vero, tieni stretto il tuo pensiero. Credi nel tuo desiderio, già lo vedi e lo renderai vero”. (“Vero”)