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MAKING MOVIESAL CINEMA
Loro 1
Paolo Sorrentino
2018  (Universal Pictures)
DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
27/04/2018
Paolo Sorrentino
Loro 1
La prima parte è stata svelata, la seconda arriverà, e ogni giudizio deve rimanere sospeso. Inutile, infatti, esprimersi su una partita ferma al primo tempo, potrebbe esserci la rimonta, la disfatta, il pareggio. Ma si può parlare, mettere su carta pensieri e riflessioni, in attesa del 10 maggio.

Sorrentino, capace di creare un evento, di fare una biografia –per quanto diversa, per quanto ampia- su Silvio Berlusconi, con me sfonda una porta aperta, sempre affascinata dal suo sguardo, dalla sua voce, dalle immagini di pura poesia che sa regalare anche se inquadrano un agnello sacrificale, o da dialoghi che in bocca ad altri, in mano ad altri, potrebbero risultare banali, scollegati, irreali.
Invece, lui può, lui sa, l'equilibrio viene raggiunto, questo è il suo stile.
Ma c'è qualcosa di diverso, in Loro1, c'è una velocità maggiore, un ritmo maggiore, che non si aveva con i lunghi carrelli, le lunghe passeggiate vuoi nella Roma de La grande bellezza, vuoi nelle montagne incantate di Youth. Si è più dalle parti di The Young Pope, questa volta, il linguaggio si è fatto più fresco, più leggero, più concitato. C'è una storia, non solo dei personaggi da seguire, da far vivere.
Naturale se devi raccontare la scalata al potere partendo dal basso, naturale se questa scalata è fatta a suon di tirate di droga, di ragazze facili da provare e prestare ai potenti, di sveltine e veline.
La prima parte di questa prima parte ruota attorno a Loro, a Loro che ruotano attorno a Lui che mai si vede, ma è presenza fissa nei discorsi, traguardo irraggiungibile. Loro sono Sergio Morra e moglie, che da Taranto, appalto dopo appalto, festino dopo festino e ragazza dopo ragazza, arrivano a Roma, al circolo giusto.
Ed è un tripudio di canzoni facili, di polvere bianca, di corpi allo specchio e al vento, con la sensazione e la consapevolezza però, di dover ancora sgomitare, di essere sempre uno scalino sotto.
"È dura la vita quando non sai fare un cazzo," dice Kasia Smutiniak, bella e impossibile, al bello e volgare Riccardo Scamarcio.
Il tripudio di questa bella vita fatta di apparenza si ha in quella villa in riva al mare, a bordo piscina, in una Sardegna da favola dove piove MDMA, dove Sorrentino è quello che ben si conosce, quello delle scene aeree, dei lunghi carrelli, della musica sognante, di un videoclip di pura magia.
Da qui, si sferza, e si vede Lui.
Lui, Silvio, mascherato, solo, depresso, e i tentativi infiniti di riconquistare una moglie stanca e ferita nell'orgoglio e nella dignità. Lui, in pausa momentanea da Loro, incapace di godersi il mare, la sua villa, senza di Loro, appunto.
Arriva tardi, arriva in punta di piedi e indossando babbucce, e anche se il trucco c'è e si vede, se la parlata di Toni Servillo sembra insolita, ci si aspetta altro, e altro – ovviamente - arriverà. Al momento, ruba la scena pure Lei, Veronica, o Elena Sofia Ricci, che con uno sguardo, comunica la sua stanchezza, il suo odio.
Per ora, con gli occhi pieni di una bellezza esteticamente diversa dal solito, con le orecchie piene di musica diversa, straniante, ma efficace (da Kylie Minogue a King of my castle passando per Fabio Concato e per quelle musiche sospirate tipiche di Sorrentino), con la mente più colma del cuore, che corre a riconoscere volti, situazioni, nomi, si resta in attesa, si cerca di ricordare tutto, e di rientrare nello spirito giusto il prossimo 10 maggio quando questo film bestiale proseguirà.