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MAKING MOVIESAL CINEMA
La Ruota delle Meraviglie
Woody Allen
2017  (Lucky Red)
COMMEDIA DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
01/02/2018
Woody Allen
La Ruota delle Meraviglie
Non ci stancheremo del Woody annuale, non ancora, capace com'è di far risplendere angoli di mondo e attrici che danno il meglio di sé, ma a quando qualcosa che sia più di un semplice compitino in cui non ci si applica a dovere?

Woody ci aveva abituato a passare da un'annata buona a una pessima. Avanti così, un dicembre dietro l'altro.
Ultimamente però, sembra avere la stessa polarità nello stesso film: un buono spunto, un'ottima realizzazione, ma manca qualcosa, qualcosa non torna (Café Society).
Un'idea di quelle intriganti, ma uno sviluppo che proprio non vale la candela (Irrational Man).
Atmosfere magiche ma storia che resta fin troppo leggera (Magic in the Moonlight).
Quest'anno, purtroppo, le cose non cambiano.
Da una parte infatti uno spunto interessante, una protagonista malinconica che si attacca alla vita, un narratore che è un Woody in erba, dall'altra una storia che sa di già visto, popolata da personaggi che sono in parte cliché, in parte poco approfonditi.
Da una parte, ancora, immagini splendide (merito del fido Vittorio Storario), luci che accecano e incorniciano una Coney Island paese dei balocchi in declino, dall'altra l'idea di trovarci nel solito elogio al passato, frettoloso e tipico di Woody.
Da una parte, infine, una Kate Winslet bella seppur provata dalla vita, eroina segnata, intrappolata, un Justin Timberlake in forma in tutto e per tutto, dall'altra una Juno Temple svampita come le solite giovani bellezze di Woody, un eccessivo ed esagerato Jim Belushi.
Insomma, ci sono i pro e ci sono i contro, ci sono tanti meriti quanti difetti nella storia di una donna di mezza età intrappolata in un matrimonio infelice, che si attacca alla bottiglia e all'avventura di un'estate - ora che l'estate sta finendo - per mettere a tacere le lamentele di un marito che non può più bere, le follie di un figlio piromane e quel mal di testa che l'attanaglia, e che aumenta con l'arrivo della figlia di quel marito, in fuga dalla mafia, da un altro matrimonio infelice.
E come sembra sempre più spesso, lo spunto - per quanto non originalissimo - è di quelli che prende, di quelli che si fanno seguire, che fanno pure palpitare un po' il cuore, di fronte ai sogni di sfondare come attrice chiusi in un cassetto, con gli abiti di scena chiusi in un armadio mentre la divisa di eterna cameriera è la norma.
Come sempre, però, Woody si perde, si stanca in fretta anzi, non sapendo che altro aggiungere, che altro approfondire, taglia corto, chiude senza chiudere, in quei suoi cerchi che non portano a nulla e che mettono in scena la vita, come una ruota panoramica, che parte piano, mostra il mondo, e ci riporta al punto di partenza.
Non ci stancheremo del Woody annuale, non ancora, capace com'è di far risplendere angoli di mondo e attrici che danno il meglio di sé, ma a quando qualcosa che sia più di un semplice compitino in cui non ci si applica a dovere?