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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
24/07/2018
Highway Robbery
For Love or Money
Questi Highway Robbery incarnano alla perfezione il formato del power-trio isterico e fanatico dell’alta velocità, distinguendosi per un approccio talmente trash e grezzo da far impallidire gli stessi Grand Funk.

Valga l’esempio di Promotion Man, ultima enorme traccia, che vanta un riff staccato alla Free, con revolverate di slide (già anticipate in Ain´t Gonna Take No More) degne di un Johnny Winter zeppo d’anfetamina, talmente parossistiche ed esagerate che il brano sembra una divertente parodia piuttosto che un pezzo da prendere sul serio. Con Don Francisco che canta roba tipo “Ehi, signor DJ, perché non vuoi suonare il mio disco? Ho bisogno di soldi!!! Voglio vivere a Hollywood!!” la demenzialità è assicurata. Stesso discorso per il tentativo free-rock anti-femminista di Lazy Woman (tra Crossroad versione Cream e Heartbreaker), brano supremo dell’album, con un eterno assolo di chitarra che nulla ha a che vedere con la canzone in sé e che sfreccia invasato dal demone della Velocità, come un Alvin Lee in versione speed-metal, tanto da diventare la soundtrack di un B-Movie tipo “Il figlio di Van Halen contro gli Slayer dell’oltrespazio”; nel finale Michael Stevens dispiega una riffoteca che basterebbe per altri due album, un po’ come il Jimmy Page nella coda di Out on the Tiles. D’altronde il gruppo era stato chiaro sin dall’inizio con una coppia di brani, Mystery Rider (aperta da maree di wha-wha ed effetti misti “a cappella”) e Fifteen, brevi, incisivi come Communication Breakdown suonata dai Mothorhead di Bomber, con un proto-Fast Eddie Clarke nell’assolo finale dell’assalto hardcore della seconda traccia e un batterista scatenato che scimmiotta maldestramente un Keith Moon in forza ad una banda militare. Gli altri pezzi trovano una non facile quadratura con ballatone lente e addirittura sinistre (Bells, I'll Do It All Again quest’ultima con un bel basso pulsante alla Dazed and Confused) da cui emergono coretti come gli Who della primissima ora, sospettosi riff semiacustici ed improvvise esplosioni hard.

Nessun trucco, nessuno strumento eccetto batteria-basso-chitarra, un bassista dal nome improponibile in un gruppo di banditi come questi: andate tranquilli!

Don Francisco: drums, vocals    

John Livingston Tunison IV: bass, vocals              

Michael Stevens: guitar, vocals