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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
01/04/2024
Le interviste di Loudd
Due chiacchiere con... Smalltown Tigers
Le Smalltown Tigers sono un gruppo che dall'ultimo paese della Val Marecchia porta alto il culto dei Ramones, arrivando anche ad aprire i concerti dei leggendari The Damned. Il nuovo album, "Crush On You", è stato da poco dato alle stampe, per cui ne approfittiamo di fare una chiacchierata ad alto dosaggio di punk rock d'annata.

Scrivere per Loudd ti permette di scoprire una serie di circostanze talvolta incredibili.

Prendendo contatto con Deborah ho scoperto che vive nell’ultimo paese prima che la Val Marecchia incontri il Montefeltro. Posti meravigliosi, con poggi medievali, come quello di Verucchio, dove da qualche estate si organizza il Verucchio Festival (personalmente ci ho visto un bellissimo concerto di “A cuor contento” di Giovanni Lindo Ferretti pre-riunion CCCP e un deludente dj-set di Kruder & Dorfmeister, oltre a tanta altra roba) e dove non mi sarei mai aspettato di trovare due ragazze (appunto Deborah e Giulia, con l’aggiunta della forlivese Serena) devote al culto dei Ramones.

Le Smalltown Tigers, infatti, me le vedrei benissimo stare in una compilation come Girls Go Power Pop editata dalla Bigbeat nel 2020, dove venivano raccolte diverse girls band come The Runaways, The Muffs, The Pandoras, le (prime) Bangles e la regina del power pop Nikki Corvette (vedasi il live report qui).

E mentre sul Mar Ligure infieriva il Festival di Sanremo, sulle sponde dell’Adriatico queste ragazze davano alle stampe il loro secondo album, Crush On You, quindi addentriamoci nella patria della piada, della tagliatella, del passatello, degli Schonwald (vedi la recente intervista qui) e del punk rock di queste ragazze.

 

***

 

Ciao, piacere di conoscervi. Prima domanda d’obbligo, una veloce presentazione delle Smalltown Tigers e poi, sapendo che i 2/3 del gruppo provengono da un piccolo paese nell’entroterra riminese, la domanda: il nome del gruppo trova qui la sua ispirazione?

Giulia: Ciao a tutti! Sì, la prima parte del nome “Smalltown” è legata al nostro piccolo paese, e se conosci davvero il posto da cui veniamo potresti obiettare: avreste dovuto optare per “really really Smalltown”. Perché Tigers? Bè, avremmo preferito usare la parola “gatti” visto che siamo ossessionate da queste palle di pelo mangiacrocchette, ma Smalltown Cats non ci suonava molto bene, allora abbiamo pensato ad un felino che potesse essere all’altezza del gatto ed ecco qui le Smalltown Tigers.

 

Partiamo dal vostro primo album Five Things. Innanzitutto, quali sono le ragioni del titolo? Passando invece alla materia musicale, mi ha incuriosito il brano “Darling Please” che forse esce un po’ dal vostro stilema classico, ne parliamo un attimo?

Giulia: Five Things non è solo il nome del nostro primo album ma è anche il titolo di un brano, è il secondo singolo uscito, con un video interamente girato a Londra durante il nostro primo tour in UK.  Lo potete trovare sulla nostra pagina di YouTube. Tornando alla domanda, perché abbiamo scelto quel titolo? Tante ragioni, la principale e perché “Five Things” è un brano al quale siamo molto affezionate: il pezzo è veloce, potente e piuttosto melodico; rappresenta al meglio la natura della band.

Poi è vero, “Darling Please” si allontana un po' dal nostro stile e spicca per questo riff di chitarra vagamente ipnotico e una batteria quasi tribale; è un brano dall’aria estiva, quasi surf, e mentre lo ascoltiamo ci piace pensarci su una spiaggia in qualche località esotica ad aspettare l’onda perfetta.

 

Un altro brano veramente interessante è “Runaway Gal”. Mi è venuto in mente quanto scrive Nicholas Rombes in Gabba Gabba Hey, un bel libro sui Ramones: descrivendo uno dei loro pezzi maggiormente iconici, ovvero “Blitzkrieg Pop”, l’autore specifica come il pezzo inizia a piena potenza, con chitarra e batteria, e solo dopo 22 secondi inizia il cantato, nel vostro pezzo il cantato inizio al 26, volevate per caso superare i Maestri?

Serena: Beh che siamo fan dei Ramones non lo nascondiamo e ci fa piacere questa analogia, sicuramente si sente che siamo ispirate anche dalle loro canzoni e “Blitz” è sempre una carta vincente durante i nostri concerti , la proponiamo creando un po’ di gioco tra noi e il pubblico. La similitudine con “Runaway Gal” ci fa sorridere: in realtà è stato il primo pezzo più smaccatamente rock’n’roll che abbiamo scritto!

 

Una curiosità, in una recente intervista a Thurston Moore pubblicata su Rumore, l’ex Sonic Youth ad un certo punto, parlando dei Ramones, dice testualmente che il loro suono era unico (anche) in quanto utilizzavano solo accordi col barré. A parte la notazione musicale, mi pare evidente che la vostra influenza maggiore sia propria quella dei Ramones, ma trovi fonte di ispirazione in quel power pop o bubblegum music suonato da alcune female band, vi riconoscete in questa descrizione?

Giulia: Nelle recensioni per descrivere la nostra musica vengono spesso nominati gruppi come le Runaways e Suzi Quatro ed è un grandissimo onore per noi, ma la verità è che l’approccio con lo strumento, l'attitudine con cui suonarlo è frutto di anni passati nel garage a suonare cover dei Ramones. Siamo partite con “Sheena is A Punk Rocker” e poi “Pinhead”, che cercavamo di eseguire sempre più veloce. In quegli anni è rimasto impresso in noi quel modo di suonare.   

 

Mi ha sinceramente abbastanza sorpreso che abbiate fatto da opener alla reunion di uno dei gruppo culti del punk inglese, ovvero i Damned, come è andata e che esperienza è stata?

Deborah: Anche a noi la chiamata dei The Damned ci ha sorpreso parecchio. Ma te lo immagini?  ti arriva la chiamata del tuo Manager/produttore che ti chiede: “siete sedute?! perchè per la notizia che vi devo dare dovete essere sedute… Aprirete i concerti del reunion tour dei The Damned!”. Ovviamente siamo impazzite di gioia! Inutile dire che è stata una esperienza pazzesca sotto tutti i punti di vista, partendo dal fatto che la prima data che abbiamo fatto è stata nel giorno del mio compleanno e abbiamo suonato all’Eventim Apollo, meglio conosciuto come Hammersmith Apollo, proprio quello dell’album dei Motorhead No sleep ‘till Hammersmith, pazzesco! Poi abbiamo suonato all’O2 Academy di Manchester per il compleanno di Castel, quale migliore regalo di compleanno potevamo chiedere? Oltre a questo, abbiamo conosciuto persone meravigliose e abbiamo visto e scoperto un mondo che prima conoscevamo solo da fuori. The Damned sono davvero delle persone fantastiche, ci hanno messo a nostro agio da subito nonostante fossimo le ultime arrivate (ogni sera il bill prevedeva roba mitologica tipo The Skids, The Rezillos e T.V. Smith degli Adverts) e loro leggende viventi del punk rock. Senza contare che abbiamo incontrato tanti nuovi fan grazie proprio a questi concerti!

 

Passiamo al vostro secondo album, appena pubblicato, Crush On You, devo dire che l’ho trovato molto più “pulito” (nel senso buono) nel suono; penso che questo sia probabilmente dovuto ad un lavoro di produzione migliore, e forse anche al fatto che avete “macinato” in questi quattro anni molta più musica rispetto agli inizi, concordate?

Deborah: Il cambio sonoro è in parte dovuto al cambio del batterista: nel primo album era Antonio Perugini, il nostro Tony Ramone che per motivi personali ha dovuto lasciare la band, e quindi ci siamo messi alla ricerca di una batterista donna. Quando è arrivata Castel siamo diventate subito amiche prima di tutto, poi bandmates. Castel ha portato un nuovo sound alla band essendo lei legata ad altre sonorità, più ispirate all’hard rock. Poi più che altro il nostro produttore, Stiv Cantarelli, ha voluto introdurre e sperimentare con noi nuove rotte musicali in modo da trovare un suono meno legato solamente ai Ramones e differenziarci da tutti i gruppi che vengono poi definiti “Ramones core” e poi non riescono più a togliersi la nomea. Se devo dirti la verità, per il sound del nuovo disco siamo partite da Never Mind The Bollocks!

 

Un’altra cosa che ho rilevato è una maggiore attenzione all’uso dei vocals, sia nella title track che nell’intero album. Ed ancora, l’uso del piano in “Teddy Bear”, una maggiore ricerca nell’assolo in “Maybe”. Tutti elementi che mi inducono a ritenere che quest’ultimo album, pur rimanendo nell’alveo del punk rock, sia oggettivamente un passo avanti rispetto al disco d’esordio.

Serena: Si, c’è stata più ricerca e più lavoro ma non è stato intenzionale, diciamo che crescendo assieme come band abbiamo sentito l’esigenza di inserire nuovi elementi come il piano e il sax o definire delle sonorità differenti in certe canzoni, ma senza pianificare tanto a tavolino, è stato spontaneo.

 

L’inevitabile ultima domanda, progetti futuri?

Per il momento ci stiamo dedicando alla promozione del nuovo album. Crush on You è uscito lo scorso 9 febbraio e siamo subito partite per un tour di 10 giorni in UK, che per noi è il mercato di riferimento. Già questa estate avremo diversi appuntamenti: innanzitutto saremo di nuovo al fianco dei The Damned (e ai Buzzcoks, Inspiral Carpets e The Stranglers) allo Stone Valley Festival in UK per 3 date (accoppiata che vince non si cambia!), poi stiamo attendendo un po’ di notizie per quello che riguarda l’autunno, ma sicuramente torneremo lassù prima della fine dell’anno. Abbiamo anche delle date in Italia ovviamente, le prime 2 che possiamo annunciare sono l’11 maggio a Viareggio per il festival della nostra etichetta discografica Area Pirata e il 17 maggio a Savignano sul Rubicone al Sidro Club, un posto iconico dalle nostre parti. Il progetto più importante, comunque, è sempre continuare a portare in giro la nostra musica. Oltre a questo, cerchiamo di fare tutto quello che ci piace. Abbiamo anche una collaborazione per un singolo che vedrà, molto probabilmente, la luce a fine estate.