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REVIEWSLE RECENSIONI
26/06/2018
Frank Turner
Be More Kind
Con “Be More Kind” Frank Turner rinnova il proprio sound inglobando Pop, Soul ed Elettronica e facendo una cronaca in tempo reale dell’attuale clima di isteria e odio che si è abbattuto in Europa e negli Stati Uniti.

A pensarci bene, Frank Turner sembra un personaggio uscito da un romanzo di Jonathan Coe. Classe 1981, inglese purosangue ma nato in Bahrain, ha frequentato prima Eaton assieme al Principe William e poi la London School of Economics, dove si è laureato in Storia. Con un cursus studiorum del genere, similmente ad alcuni dei protagonisti de La banda dei brocchi e Circolo chiuso, Frank Turner avrebbe potuto essere un giornalista, un medico, un agente di borsa oppure un politico, se solo da adolescente non si fosse imbattuto nei dischi di Descendents, Black Flag e Bruce Springsteen, che lo hanno spinto prima a diventare il cantante della band Hardcore Million Dead e poi, da solista, prediligere un Folk Rock da combattimento à la Billy Bragg.

Nel corso della sua carriera, Frank Turner non si è mai tirato indietro quando si è trattato di esprimere il suo pensiero, si trattasse di politica, religione e identità nazionale, dedicando perfino un intero album al tema (England Keep My Bones), in cui ne sviscera ogni contraddizione. Per cui a molti è sembrato strano quando, per ben due dischi consecutivi (Tape Deck Heart e Positive Songs for Negative People), Frank Turner si è preso del tempo per fare i conti con i propri demoni piuttosto che battersi contro le storture che affliggono la società di questi controversi anni Dieci. I recenti sviluppi però – la Brexit, la vittoria di Trump negli Stati Uniti, l’ascesa della white supremacy, il dilagare del populismo e dell’intolleranza ­– hanno fatto capire a Frank che era finito il momento di starsene in disparte per scendere nuovamente nella mischia.

Prodotto da Joshua Block, Austin Jenkins e Chris Vivion (con la supervisione di Charlie Hugall) e inciso in Texas con gli Sleeping Souls, la band che accompagna Turner dal vivo da più di dieci anni, Be More Kind, ispirato da un distico del poema Leçons de Ténèbres di Clive James (“I should have been more kind. It is my fate/To find this out, but find it out too late”), è una cronaca in tempo reale dell’attuale clima di isteria e di odio che, come una tempesta, si è abbattuto in Europa e Stati Uniti contro coloro che hanno diverse convinzioni politiche, sociali, razziali e religiose.

A differenza di quanto accadeva nel passato, dove l’obiettivo era quello di non tradire gli arrangiamenti che poi avrebbe portato sul palco sera dopo sera, questa volta Frank Turner ha scelto di variare la propria tavolozza sonora prendendosi dei rischi e vestendo ognuna delle tredici canzoni con un abito cucito su misura. E se “1933” e “Going Nowhere” non si discostano molto dal Folk Rock, le sorprese non mancano: “Don’t Worry” e “Brave Face” flirtano con il Soul e il Gospel; “Little Changes” gioca con il Pop grazie a un piacevole arrangiamento di fiati; “Common Ground” è sorretta da un intrigante tappeto di Elettronica; “The Lifeboat” è puro Chamber Pop; e “Make America Great Again” e “Blackout” sono dei pezzi smaccatamente New Wave.

Mischiando Folk, Rock, Elettronica, Punk e Soul, Frank Turner ci dice che attraverso l’impegno, la compassione e la gentilezza è possibile creare un baluardo contro l’odio e l’ingiustizia sociale. Può sembrare un messaggio tutto sommato banale, è vero, ma, in realtà, in tempi tanto complessi come quelli in cui viviamo, un messaggio così semplice non è mai stato così difficile da intercettare.