Non ho ricordi sul fatto che in Italia negli anni ‘60 sia esistito un movimento Mods paragonabile anche in minima parte al corrispettivo inglese - va beh, mi direte che qualcuno ci provò, ad esempio Ricky Shaine che incise il 45 giri "Uno Dei Mods" giusto nel 1965, peccato però che i produttori del nostro, "volpinamente", gli fecero indossare un giubbotto in pelle da Rockers - e dovremo aspettare la fine degli anni ‘70, più esattamente il 1979, data di uscita del film "Quadrophenia", perché anche qui da noi si sviluppi in contemporanea questa volta con il Regno Unito, la nuova ondata modernista, conosciuta come "Mod Revival".
Furono Torino e Milano le città simbolo del neonato modernismo italiano e fu nel capoluogo lombardo, nel 1979, che vide la luce una delle prime, se non la prima band Mod italiana: The Mads.
Di quel periodo purtroppo non abbiamo testimonianze su disco nonostante la proposta di un contratto discografico fatta loro nel 1982, rifiutato in quanto prevedeva la sostituzione di due componenti della band con due turnisti, cosa che di conseguenza pose fine all'avventura. Fortunatamente nel 2016 l'uscita dell'EP "The Mads in Italiano" ha fatto giustizia di tutto facendoci ascoltare le canzoni scritte in quel periodo, ri-arrangiate e cantate come allora rigorosamente in italiano.
In questi giorni, atteso da tempo, e dopo una serie di EP, è finalmente uscito il primo album su lunga distanza della crew milanese, The Orange Plane. La line-up è quella di allora: Marco Pertusati, lead vocals e chitarra, Tony Graziani alla chitarra, Luis Bergamaschi al basso e Mauro Fossati alla batteria.
The Orange Plane in quattordici brani ci riporta in un eterno mood anni 60, quelli britannici di Regent Street per intendersi, dove l'Inghilterra dettava legge nella moda, nella musica e finanche nel calcio, gli Small Faces e altre band più oscure come The Chords e The Action come punti di riferimento nemmeno troppo velati, come possiamo ascoltare in "On The Bus", una canzone che ti stende in senso positivo, con un refrain costruito per rimanerti in testa ed invogliarti ad ascoltarlo di nuovo. "What I Need" scritta da Marco Pertusati, chitarra e voce portante del gruppo è invece un richiamo alle sonorità beatlesiane dall'impatto modernista, impreziosita dai ricami in stile jingle jangle della chitarra di Tony Graziani, "Virtual World" per la penna di Luis Bergamaschi è un pezzo dal tiro power-pop con un refrain che ti si incolla negli orecchi e non ti molla: qui c'è il suono degli eroi Mods, di band quali The Action e The Kinks.
Gli agganci all’r’n’b possiamo ritrovarli in “I Like It”, dove i fiati di Fabio Chesini e Ivan Padovani, fanno ricordare altre band del Mod revival, come i Secret Affair.
Bella anche la title-track, dall’attitudine punk (cosa che si riscontra in tutte le 14 tracce) ma sempre con i piedi ben piantati nei sessanta, qui molto bello l’inciso di chitarra. Con “Do The Snake” l’unico pezzo strumentale del disco, che vede come guest all’Hammond B3 uno dei principali animatori della scena Mod italiana, Mike Painter, veniamo freneticamente scaraventati al centro di una pista da ballo.
“Freedom At Last” ha l’incedere beatlesiano di “She’s a Woman”, ed è una delle mie preferite di tutto il lavoro, mentre “Rainy Day”, nervosa e tirata è il suggello alla conclusiva “Annalisa”, un joke di pochi secondi risolto in voci e chitarra acustica.
Tirando le somme, The Mads mettono in chiaro che non è il voler essere nuovi a tutti i costi che fa la differenza: questa la fa il songwriting in primis, e qui è di prima qualità, l'attitudine, e qui c'è tutto l'orgoglio del movimento Mod, e financo la registrazione, il disco suona così bene che sembra una produzione anglosassone.
Dulcis in fundo i ragazzi hanno avuto dei passaggi su BBC Radio London e vantano una recensione di questo The Orange Plane anche su “Shindig!”.